Commissione Europea: bis per Von der Leyen

Con 401 voti favorevoli (ovvero 40 in più di quelli necessari per essere confermata) Ursula von der Leyen ha ottenuto dall’Europarlamento il via libera per un secondo mandato, dopo quello appena conclusosi.

 

Decisivo l’appoggio dei Verdi, che pur non entrando nello schema di maggioranza, che si basa sul nucleo (capace di apportare in linea teorica 401 voti) rappresentato da Popolari – PPE, Socialisti- S&D e Liberali/riformisti – RENEW, in pianta stabile, hanno aderito al voto di fiducia con i propri 53 seggi allo scopo di garantire al Presidente uscente i voti necessari a scongiurare la necessità di un appoggio da destra (Conservatori e riformisti – ECR): proprio questo dunque ha consentito alla nuova Commissione di ottenere il via libera, in quanto alla fine sono risultati oltre 50 i franchi tiratori appartenenti ai 3 gruppi che sostenevano la candidatura della Von der Leyen.

 

Per quanto riguarda l’Italia, fanno parte della maggioranza europea Forza Italia (in quota PPE), Partito democratico (S&D) e Europa Verde (Green).

 

Hanno votato contro la riconferma dell’esecutivo la Lega (come ampiamente preannunciato) membro del gruppo dei Patrioti europei, ed anche Fratelli d’Italia (ECR).

 

Il partito di maggioranza al governo in Italia ha deciso all’ultimo di non garantire sostegno, ufficialmente perché l’appoggio dei Verdi avrebbe messo al riparo la Von der Leyen da qualsiasi rischio legato ai franchi tiratori, ma anche in quanto ha valutato come eccessivamente sbilanciato a sinistra l’accordo di governo (nonché la piattaforma programmatica, a partire dal green deal).

 

Per la prima volta, Italia fuori dalla maggioranza di governo UE, e per la prima volta il partito di un presidente del consiglio in carica vota contro l’elezione di un presidente della Commissione.

 

Al netto di ciò, nel discorso seguito alla rielezione, la Von der Leyen ha sottolineato diverse priorità che guideranno l’azione del suo secondo mandato:

  • – Il Green deal diventa Industrial Clean deal, con un approccio meno rigido e maggiormente attento alle esigenze del comparto industriale europeo, che coniughi gli obiettivi climatici (innalzata al 90% la soglia della riduzione dele emissioni di gas serra rispetto ai livelli del 1990, da raggiungere entro il 2040) al sostegno delle realtà imprenditoriali per un accesso economico, sostenibile e sicuro ad energia e materie prime green (previsto un meccanismo comune di acquisto di idrogeno e materie prime critiche, sulla scorta di quanto fatto con il gas);
  • – Maggiore attenzione alle politiche di difesa, con l’istituzione di una Commissione ad hoc e la spinta verso la creazione di vere e proprie economie di scala nel settore, allo scopo di evitare duplicazioni e consentire al comparto di crescere in maniera sostenuta;
  • – Rafforzamento della sicurezza, con un nuovo ruolo dell’Europolice;
  • – Creazione di un vero e proprio fondo europeo di sviluppo (che coinvolga anche la BEI), nonché incremento degli sforzi per garantire una sempre più stretta unione dei capitali (da intendersi come unione bancaria e coordinamento delle attività connesse ai fondi di investimento privati), allo scopo di garantire quella capacità di investimento pubblico-privata in grado di riaccendere l’industria europea e farle recuperare il gap evidenziato negli ultimi anni nei confronti dei competitori più agguerriti (USA e Cina in primis)
  • – Istituzione di una Commissione per il Mediterraneo, che affronti la tematica dei flussi dall’Africa e al contempo sia motore di uno sviluppo integrato, che tenga in considerazione le dinamiche dei Paesi di provenienza e cooperi allo sviluppo degli stessi, con investimenti e progetti mirati;
  • – Aumento delle guardie di frontiera e costiere da 10.000 a 30.000 unità;
  • – Commissario per la semplificazione burocratica