Italia al top UE per valore aggiunto in agricoltura

In un periodo caratterizzato da una flessione del comparto industriale che sembra senza fine – registrati 22 mesi consecutivi di diminuzione della produzione industriale, trascinata in basso soprattutto da un settore automotive in grave affanno – arrivano notizie confortanti dall’agricoltura.

Difatti, l’Italia rileva per il 2024, in termini di volume, un incremento per quanto riguarda produzione (+1,4%) e valore aggiunto dell’output (+3,5%), dato quest’ultimo che per la prima volta piazza il nostro Paese in vetta alla classifica UE-27, superando Francia, Spagna e Germania, nostre tradizionali “rivali”.

Con riferimento alla produzione, l’aumento dell’1.4% si accompagna ad una crescita dello 0,8% dei relativi prezzi di vendita, che fissa il valore totale a 74,6 miliardi di euro (con un delta positivo di 1,6 miliardi di euro rispetto al 2023).

Per quanto attiene invece il valore aggiunto, quantificabile in un valore di 42.4 miliardi (la Spagna che registra 39,5 miliardi di euro, la Francia 35,1 miliardi e la Germania 31,9 miliardi) che equivale ad un +9% in termini valoriali, a colpire sono soprattutto i dati relativi alle coltivazioni, che salgono del 1.5%, alle attività secondarie (che includono agriturismi e produzione di rinnovabile), che pongono l’Italia in vetta all’UE con un sorprendente +5.2%, e quelle connesse ai costi dell’input, in calo del 2.9 (a fronte di un calo europeo dello 0.9%), fattore che lascia intravedere la luce per quanto riguarda i costi affrontati da parte degli imprenditori, che nel precedente triennio (2021-2023) erano cresciuti enormemente causa rimbalzo post covid e incremento degli energetici.

Nel complesso, al netto di dati negativi come il calo del comparto zootecnico (-2,2%) e le difficoltà di quelli cerealicolo (-7.1%) e olivicolo (-5%), la riduzione dei volumi di input necessari alla produzione e l’incremento deciso nelle rinnovabili possono far ben sperare per il futuro del settore agricolo.